Mostre d'Arte
dal  11 Aprile
al  15 Giugno
Mole Vanvitelliana Ancona (AN)331.4664772

Descrizione

opere d'arte restaurate dai luoghi del sisma lungo i cammini della fede. Seconda edizione
Dopo un periodo di attenta e accurata preparazione, apre oggi alla Mole Vanvitelliana di Ancona la mostra “Rinascimento marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma lungo i cammini della fede”, a cura di Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi, focalizzata sulla valorizzazione e promozione del patrimonio storico artistico proveniente da chiese e musei dei comuni colpiti dai sismi del 2016-17 (area Sud della regione Marche) e del novembre 2022 (province di Pesaro Urbino e Ancona).
“Ancona capoluogo delle Marche – afferma Daniele Silvetti, Sindaco di Ancona - accoglie queste opere che provengono per la maggior parte dai luoghi colpiti dal sisma che fanno parte del nostro Appennino e del nostro entroterra. Ancona diventa quindi il naturale baricentro per valorizzare un patrimonio storico-artistico ineguagliabile, non solo porta d’Oriente che si apre da millenni alle culture del mare e dell’altra sponda dell’Adriatico, ma anche porta d’ingresso verso le infinite ricchezze artistiche e culturali del nostro territorio marchigiano. Con la mostra inoltre si apre una nuova stagione per la nostra Mole Vanvitelliana: in occasione di questa mostra sono stati infatti studiati dagli Assessorati Cultura e Turismo speciali agevolazioni per i cittadini residenti e i turisti che soggiornano ad Ancona e nelle Marche e messe appunto tariffe per famiglie e giovani”.
“Si apre una nuova stagione di mostre alla Mole Vanvitelliana – afferma Marta Paraventi, Assessore alla Cultura Comune di Ancona - caratterizzata da criteri che valorizzeranno, come in tutti i luoghi deputati a questo ruolo, sia le esposizioni in sé, sia il contenitore, sia gli eventi collaterali capaci di garantire un valore aggiunto importante. Per questo abbiamo pensato anche a una stretta connessione tra la mostra, la Mole che la ospita e che è uno dei segni più connotanti di Luigi Vanvitelli nel porto di Ancona, e i suoi spazi più caratteristici e significativi, come il Museo Statale Tattile Omero e la Collezione Design, ma anche come il The Mole - Caffè letterario, che da qualche mese è attivo all’interno di questo contenitore così unico e peculiare. Questa esposizione è, inoltre, un’occasione di studio e di approfondimento importante, anche grazie al lavoro di A.R.T. & Co. Srl di Ascoli Piceno, spin-off dell’Università di Camerino, che ha realizzato approfondite indagini diagnostiche su cinque importanti opere esposte, rivelando i disegni preparatori al di sotto della pellicola pittorica e altre importanti e interessanti informazioni, che saranno rivelate ai visitatori attraverso un Qr Code. Siamo felici di annunciare che questa innovazione è una novità dell’allestimento espositivo di Ancona.
 
Le date, i promotori, i sostenitori
La mostra resterà aperta fino al 15 giugno. Promossa da Comune di Ancona, Anci Marche e Pio Sodalizio dei Piceni, è realizzata con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti, Paesaggio delle Province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, e quella delle Province di Ancona e Pesaro e Urbino, con il contributo del Commissario Straordinario alla Ricostruzione Sisma 2016, del Ministero della Cultura-Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per le Marche , della Regione Marche, dei comuni di Ascoli Piceno, San Severino Marche; si avvale del patrocinio della Fondazione Marche Cultura e della collaborazione di Marche Teatro; organizzata a cura di Artifex.
Ancona è la terza tappa di questa esposizione, dopo Roma e Ascoli Piceno e prima di San Severino Marche.
La mostra presentata dai curatori
“Sembrano ormai lontane – scrivono i curatori della mostra Papetti e Moriconi nell’introduzione al catalogo – le drammatiche giornate dei mesi di agosto e di ottobre del 2016 quando nell’entroterra appenninico la terra tremò violentemente mietendo molte vittime, distruggendo interi paesi come Amatrice e Arquata del Tronto, causando il crollo di edifici monumentali patrimonio della civiltà europea, danneggiando molte opere d’arte mobili: danni materiali ed immateriali, determinanti per la disgregazione dell’identità stessa di una vasta area legata al contesto sibillino, che nonostante l’impegno profuso dalle istituzioni ancora devono essere in parte risarciti. A quei danni che tutta la stampa mondiale ha documentato, si aggiungono quelli più recenti prodotti nel novembre del 2022 da una scossa avvenuta nel Mare Adriatico che ha danneggiato una delle chiese più conosciute della città di Ancona, la chiesa del Santissimo Sacramento a dimostrazione che il terremoto in questa regione non risparmia nessuno, né l’entroterra appenninico né la fascia costiera”.
Per cercare di arginare l’effetto “di lunga durata prodotto dal sisma”, quello che rischia di mandare perduta per sempre l’identità storica, culturale e sociale dei territori colpiti, per la seconda volta ANCI Marche e Pio Sodalizio dei Piceni hanno finanziato l’iniziativa “Rinascimento Marchigiano” che già nel 2019 era stata promossa da questi due soggetti. “Le opere selezionate – spiegano Papetti e Moriconi – vengono dai luoghi colpiti dalle scosse telluriche del 2016 e, individuandoli su una cartina geografica, si scopre che la maggior parte di essi si colloca lungo i cammini percorsi dai pellegrini che fino al XIX secolo hanno intrapreso questa pratica espiatoria: non è dunque difficile immaginare che dinnanzi a queste immagini sacre si siano raccolte in preghiera non soltanto le comunità locali ma anche milioni di forestieri mossi dal desiderio di effettuare un percorso interiore salvifico”.
 
Una mostra in tre sezioni
Le opere in mostra, tutte restaurate da professionisti marchigiani, sono di notevole interesse dal punto di vista storico artistico e vengono presentate in tre distinte sezioni articolate in ordine cronologico.
Nella prima sezione, dedicata alle opere medievali, tra i grandiosi crocifissi lignei spicca quello a rilievo su croce sagomata con cielo blu stellato realizzato per la chiesa paleocristiana dedicata al Santissimo Salvatore di Ancona (oggi Santi Pellegrino e Teresa, dopo i rifacimenti settecenteschi), restaurato da Maria Laura Passarini. Il Crocifisso, risalente al XIII secolo (legno di pioppo policromo cm 189,5 x 183; croce cm 249 x 206), è una delle opere anconetane presenti all’interno dell’esposizione. Questo rientra nella tipologia del Christus Triumphans come quello di Matelica, anch’esso esposto in mostra. Il Crocifisso di Ancona proviene dalla chiesa paleocristiana dedicata al Santissimo Salvatore, restaurata in epoca medievale tra il 1213 e il 1224 e poi conosciuta con il titolo di San Pellegrino per la presenza delle reliquie del martire Pellegrino rinvenute nella chiesa. In età moderna la chiesa parrocchiale officiata dai padri Carmelitani Scalzi venne demolita e ricostruita sotto il titolo dei Santi Pellegrino e Teresa (agli Scalzi) nei primi anni del Settecento. A partire dal secolo XII molte chiese d’Occidente si erano dotate di grandi crocifissi in cui il Cristo sulla croce veniva rappresentato vivo e trionfante in quanto Salvatore dell’umanità e così continuò a essere rappresentato in epoca romanica. L’intervento, reso necessario dalla presenza di gravi e diffusi segni di attacco xilofago pregresso e attivo che è stato causa di lacune nel supporto, è stato mirato alla migliore conservazione del bene, ma senza la ricostruzione di parti perdute nel corso del tempo.
 
La seconda sezione è dedicata alla pittura rinascimentale: oltre alle opere di Carlo Crivelli, Antonio Vivarini, Pietro Alamanno e Cola dell’Amatrice, si segnala la presenza di uno dei capolavori di Lorenzo d’Alessandro, conservato al Museo Piersanti di Matelica ma proveniente dalla scomparsa chiesa di San Michele Arcangelo. Si tratta della Madonna in trono col Bambino e sant’Anna, san Rocco e san Sebastiano (seconda metà del XV secolo). La tavola, prima dell’attuale intervento di restauro, si presentava in pessimo stato di conservazione con numerosi e vistosi distacchi della pellicola pittorica dal supporto; sul retro essa era inoltre vincolata da un complesso sistema di contenimento a reticolato che è stato rimosso e sostituito.
 
La terza sezione, dedicata alle opere del XVII secolo, conclude il percorso con opere di Ludovico Trasi, Giuseppe Puglia detto il Bastaro, e l’olio su tela San Carlo Borromeo in gloria e santi (1625 - 1630) di Cesare Dandini (Firenze 1596 - 1657), la seconda anconetana in mostra, proveniente dalla chiesa del Santissimo Sacramento. Si tratta di un’opera di grandi dimensioni (470×240 centimetri), restaurata a cura di Maria Veronica Soro. Questa pala di Ancona a Dandini fu commissionata dal musico Giovan Battista Severi legato alla corte medicea per l’altare dedicato a San Carlo Borromeo. La rappresentazione di san Carlo Borromeo è abbastanza ricorrente nell’iconografia dell’arcivescovo milanese nel secolo XVII, il quale con i santi Ignazio di Loyola e Filippo Neri fu l’artefice della riforma della Chiesa dopo il Concilio di Trento”. All’interno dell’opera è presente anche la figura di San Lorenzo, significativa per Ancona in quanto a questo santo era dedicata l’antica basilica edificata sul monte Marano (colle Guasco) destinata poi nel Basso Medioevo alla cattedrale di San Ciriaco.
 
 
Oltre il visibile: un QR code per scoprire i segreti delle opere
La mostra “Rinascimento marchigiano” si arricchisce di nuove possibilità nella tappa anconetana e, successivamente, nella tappa finale di San Severino Marche. Il Laboratorio A.R.T. & Co. Srl di Ascoli Piceno, spin-off dell’Università di Camerino, ha infatti realizzato approfondite indagini diagnostiche su cinque importanti opere esposte, dal trittico di Carlo Crivelli al polittico di Antonio Vivarini.
Le analisi scientifiche non invasive hanno consentito di rivelare i disegni preparatori presenti al di sotto della pellicola pittorica e, di conseguenza, i cosiddetti “pentimenti”, cioè le modifiche realizzate dall’artista in corso d’opera. Inoltre, sempre attraverso sofisticate strumentazioni portatili, sono stati identificati i pigmenti utilizzati dai Maestri: ad esempio, si è scoperto che nel polittico di Corridonia Antonio Vivarini ha fatto largo uso del lapislazzuli, il più prezioso pigmento impiegato all’epoca, un pigmento che, proprio per il suo costo, gli artisti spesso quotavano a parte e che, di conseguenza, era appannaggio solo di ricche committenze.
I risultati più rilevanti delle indagini saranno mostrati ai visitatori durante il percorso di visita. Le opere indagate, infatti, saranno dotate di un QR Code che consentirà di accedere a brevi video divulgativi.
 
Agevolazioni e promozioni. I cittadini ambasciatori della città
La mostra sarà anche l’opportunità per promuovere con i cittadini e con i visitatori l’attività culturale del Comune di Ancona, oltre che il territorio e il turismo. Proprio per questo motivo sono state studiate agevolazioni e pacchetti speciali per l’ingresso.
Il biglietto intero è di 8 euro, ma è prevista una riduzione a 5 euro per residenti del Comune di Ancona, studenti universitari, over 65, under 25, possessori di card Feltrinelli, Coop, Marche Teatro, ACI; iscritti al FAI, Italia Nostra Touring Club Italiano e Icom, oltre che per le famiglie con minori al seguito. La riduzione è prevista inoltre per coloro che pranzano in un ristorante di Ancona o hanno soggiornato almeno una notte nelle strutture ricettive marchigiane, e anche per non residenti in Ancona che visitano la mostra presentati e accompagnati da un residente che diventa ambasciatore della città.
Entreranno gratis inoltre i ragazzi under 16, i giornalisti muniti di tesserino, le guide turistiche iscritte all’albo nazionale, gli ospiti, per almeno 2 notti, nelle strutture ricettive del comune di Ancona, le persone con disabilità accompagnate.
Sono inoltre previsti biglietti speciali e pacchetti di visita integrati mostra-mole, a cura di Ancona Servizi. Il venerdì sabato e domenica alle ore 18, su prenotazione e al prezzo di 10 euro, sarà possibile visitare la mostra e il marciaronda della Mole con vista su Ancona (minimo 10 persone). Ci sarà inoltre la possibilità di aperitivo a scelta tra i plant based e calice di vino o spritz al prezzo di 10 euro (The Mole).
I visitatori potranno, infine, usufruire della reciprocità di ingresso ridotto tra mostra e Collezione Design del Museo Statale Tattile Omero.
Di seguito la scheda della mostra con tutte le informazioni dettagliate sui biglietti e sulle agevolazioni.
 
 
 
 
 
 
 
SCHEDA DELLA MOSTRA
Rinascimento marchigiano, opere restaurate dai luoghi del sisma lungo i cammini della fede
ENTI PROMOTORI: La mostra è promossa da Anci Marche, Pio Sodalizio dei Piceni e Comune di Ancona e realizzata con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti, Paesaggio delle Province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, e quella delle Province di Ancona e Pesaro e Urbino con il contributo del Commissario Straordinario alla Ricostruzione Sisma 2016, del Ministero della Cultura-Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per le Marche , della Regione Marche, dei comuni di Ascoli Piceno, San Severino Marche; si avvale del patrocinio della Fondazione Marche Cultura e della collaborazione di Marche Teatro.
CURATORI: Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi
ORGANIZZAZIONE: Artifex
SERVIZI DI MOSTRA: Ancona Servizi
PERIODO: 11 aprile - 15 giugno 2025
SEDE: Ancona, Mole Vanvitelliana, Sale Vanvitelli. Mole Vanvitelliana: Banchina Giovanni da Chio 28 - ingresso lato Mandracchio
SITO WEB: www.comuneancona.it
CATALOGO: disponibile in mostra nel bookshop
 
ORARIO: martedì, mercoledì e giovedì h. 16-19; venerdì h. 15-19; sabato, domenica e festivi (lunedi dell'Angelo, 25 aprile, Primo maggio, 2 giugno) h.  11-19. Visite guidate fuori orario su prenotazione per scuole e gruppi.
 
BIGLIETTI:
intero € 8,00
ridotto € 5,00 previsto per: residenti del Comune di Ancona; studenti universitari; over 65; under 25; possessori di card Feltrinelli, Coop, Marche Teatro, ACI; iscritti al FAI, Italia Nostra Touring Club Italiano e Icom; famiglie con minori al seguito. La riduzione è prevista inoltre per: coloro che pranzano in un ristorante di Ancona o hanno soggiornato almeno una notte nelle strutture ricettive marchigiane; non residenti in Ancona, visitano la mostra presentati e accompagnati da un residente che diventa ambasciatore della città.
gratuito: under 16; giornalisti muniti di tesserino; guide turistiche iscritte all’albo nazionale; ospiti, per almeno 2 notti, nelle strutture ricettive del comune di Ancona; persone con disabilità accompagnati.
INFORMAZIONI e PRENOTAZIONI per GRUPPI e SCUOLE: Ancona Servizi, mail annamaria.latilla@anconaservizi.it; cellulare 333 6168898
BIGLIETTI SPECIALI e PACCHETTI DI VISITA INTEGRATI MOSTRA-MOLE: Ancona Servizi, mail annamaria.latilla@anconaservizi.it; cellulare 333 6168898
Venerdì sabato e domenica ore 18 visita della mostra e del marciaronda con vista su Ancona con guida, su prenotazione € 10, minimo 10 persone. Possibilità di aperitivo a scelta tra i plant based e calice di vino o spritz al prezzo di 10 euro a The Mole  - Caffe Letterario.
Reciprocità di ingresso ridotto tra mostra e Collezione Design del Museo Statale Tattile Omero.
 
Considerata la posizione della Mole, non lontana dal centro città, e per fruire anche della passeggiata, si consiglia ai visitatori e ai cittadini di raggiungere la sede della mostra a piedi dal centro.
DICHIARAZIONI
Marco Fioravanti, Presidente di Anci Marche e Sindaco di Ascoli Piceno
“E’ molto importante che la mostra, dopo aver fatto tappa ad Ascoli Piceno, prosegua anche ad Ancona nella convinzione che l’arte unisca i territori e contribuisca a rigenerarli. Recuperare parte del ricchissimo patrimonio artistico che rappresenta la storia e la cultura della nostra comunità significa valorizzare e promuovere tutti i comuni delle Marche. Anche in questo percorso la nostra Anci regionale ha inteso rappresentare un punto di riferimento restituendo alla comunità e al territorio opere dall’alto valore devozionale e non solo storico-artistico. Intorno a quelle opere può ritrovarsi l’autenticità di una comunità e il coraggio per riprendere un percorso di vita e di socialità così repentinamente e drammaticamente interrotto. La fede è il comune denominatore di queste opere d’arte che rappresentano uno scorcio di sereno sui comuni delle aree colpite dal sisma e contribuiscono a un nuovo rinascimento marchigiano.»
 
Guido Castelli, Commissario straordinario del Governo per la riparazione e la ricostruzione sisma
Ci siamo commossi di fronte alle immagini delle opere d’arte salvate dalle macerie e dalle loro ‘case’ distrutte dal sisma. Ancora più emozionante è poterle ammirare di nuovo oggi grazie all’iniziativa Rinascimento marchigiano. Queste opere raccontano molto più di una comunità: ne custodiscono la storia, l’identità, i passi di migliaia di pellegrini che per secoli hanno attraversato l’Appennino centrale. Ma parlano anche di noi marchigiani, custodi di questo patrimonio unico e da sempre pronti a viaggiare per poi tornare a riabbracciare la nostra terra, spinti da quella che Vito Teti chiama 'restanza', l'azione attiva di restare in un luogo e abitarlo. Quest’arte ci appartiene e ci definisce e quindi, per continuare ad abitare davvero questi luoghi, non basta ricostruire case e servizi: è necessario preservarne anche l’anima, di cui il patrimonio culturale è espressione profonda. Per questo, con orgoglio, abbiamo sostenuto questa straordinaria operazione di rinascita. Un ringraziamento sentito va a tutti gli organizzatori della mostra e al Presidente Francesco Acquaroli, sempre al fianco di chi lavora per valorizzare il nostro territorio.
 
APPROFONDIMENTI
CARLO CRIVELLI
Dopo la sua formazione avvenuta fra Venezia e Padova alla bottega di Francesco Squarcione, scelse le vie del mare trasferendosi prima a Zara e dal 1468 a Fermo per poi spostarsi ad Ascoli Piceno dove, prima di eseguire il fastoso polittico per la Cattedrale (1473), si fece conoscere realizzando opere destinate a località periferiche come Valle Castellana dalla quale proviene il trittico restaurato in questa circostanza.
Mons. Giuseppe Fadul, nell’effettuare la visita pastorale del 5 settembre 1686, nella chiesa di Santa Maria “de Pritola”, appartenente alla parrocchia di San Vito, descrive sull’altare maggiore sub invocatione SS.me Virginis cuius egie conspicitur tabula depicta et in eius sinu assidet puer Iesus […]; Imagines S. Antonij et S. Sebastiani e lateribus. Dopo secoli di abbandono e di incuria, le tavole vennero trasferite per ordine del Ministero nella Pinacoteca di Ascoli nel 1916 per avere una più adeguata conservazione. Subì quindi un primo restauro a Roma nel 1918 ed uno successivo in Ascoli nel 1926 con i quali si cercò di restituire la leggibilità dei pannelli attraverso estesi interventi di ridipintura spesso sovrammessi a ciò che restava di originale; è stato tuttavia nel corso dell’intervento del 1970-72, curato da Martino e Anna Oberto, che si è provveduto a togliere le vecchie stuccature e le estese ridipinture degli interventi precedenti, lasciandone soltanto una porzione che interessa tutto il lato sinistro della figura della Vergine, riportando così in evidenza la qualità dell’esecuzione. L’opera si confermava così come autografa di Carlo anche secondo Zampetti, che ha sempre sostenuto la paternità dell’artista veneto per questo trittico, collocandone l’esecuzione tra il 1470 e il 1473 (data del Polittico del Duomo di Ascoli Piceno), insieme all’altro Trittico di Valle Castellana, alla Madonna di Poggio di Bretta e alla Madonna del Latte di Corridonia.
Questo gruppo di opere rappresenta una particolare fase dell’attività di Crivelli, in cui l’artista si trova in quel delicato periodo di trapasso dalla composizione ancora misurata e composta del Polittico di Massa Fermana alla esuberanza dichiarata ed esplicita di quello di Ascoli, quando il pittore veneziano mette in mostra tutte le sue straordinarie doti di grande attenzione introspettiva e di estrema cura alla politezza formale delle immagini. Nel caso di questo trittico queste qualità sono evidenti soprattutto nella figura di San Sebastiano, abbigliato in maniera sontuosa, con una sopravveste di velluto azzurro detta giornea, una elaborata cintura guarnita con applicazioni in oro ed una elegante berretta rossa.
Il santo sembra anticipare per la sua eleganza certe figure del capolavoro ascolano del 1473, in particolare quelle di San Giorgio e Sant’Orsola. Nel pannello laterale sinistro Sant’Antonio Abate, in netto contrasto con la preziosità di San Sebastiano, è reso nella semplicità del suo abbigliamento e nella povertà degli oggetti, come il bastone nodoso su cui si appoggia.
Quasi decorativa risulta invece la lunga barba bianca, il cui andamento sinuoso è descritto con grande minuzia; un bellissimo brano di pittura è nel volto del santo, che pure nella vastità delle lacune appare tracciato con grande evidenza plastica.
Il recente intervento di restauro, rimuovendo le vernici ingiallite, ha riportato in luce i colori smaltati e luminosi usati dall’artista veneto, inoltre la rimozione delle integrazioni neutre realizzate negli anni Settanta e un attento intervento a selezione cromatica hanno restituito al dipinto, pur segnato da vaste lacune, una migliore leggibilità, valorizzando quanto resta di originale. Il confronto con il trittico proveniente da Montefortino attribuito a Pietro Alamanno evidenzia come il crivellismo fosse divenuto un fenomeno di vasta portata tanto da riscontrare nelle due opere la stessa attenzione nella resa dei preziosi velluti controtagliati, degli ornamenti aurei e delle vesti eleganti indossate dalle sante nel segno di un gusto comune che attraverso i modelli di Crivelli si irradia in tutta l’area adriatica.
 
PIETRO ALAMANNO
Giunto nelle Marche nel 1475, quando ­firma il polittico un tempo a Monterubbiano oggi a Milano presso la Pinacoteca di Brera, Peter Grill doveva aver soggiornato precedentemente in area veneta per poi giungere ad Ascoli Piceno dove ha operato per più di venti anni ­firmandosi Petrus Alamanus in ricordo della sua origine transalpina. Discepolo di Carlo Crivelli, come si de­finisce nel 1488, Alamanno accoglie la cifra stilistica del pittore veneziano mutuandone l’eleganza formale, la predilezione per le sto?e pregiate, il decorativismo molto accentuato. Il polittico di Montefortino, oggi restaurato, testimonia il momento di maggiore vicinanza fra i due artisti tanto da farci ipotizzare un intervento dello stesso Crivelli nella sua esecuzione, come del resto la tavola raffigurante Cristo emergente dal sarcofago della Pinacoteca di Ascoli Piceno ripresa dal polittico crivellesco di Montefi­ore dell’Aso. Quando il pittore veneto lasciò Ascoli per trasferirsi nel Maceratese, Alamanno rimase padrone assoluto della scena artistica locale ricevendo numerosi incarichi di grande prestigio: con il passare degli anni, riducendosi le occasioni di incontro con il suo maestro, lo stile di Alamanno si assesta sui livelli standardizzati di un crivellismo a passo ridotto che caratterizza la sua produzione degli anni della maturità, quando la formula elaborata dal pittore veneto rimane come un sottofondo che va incontro alle richieste della committenza.
 
NERI DI BICCI, LORENZO D’ALESSANDRO E COLA DELL’AMATRICE
La vivacità del contesto artistico delle aree appenniniche nel corso del Rinascimento è testimoniata dall’arrivo di importanti dipinti provenienti dai maggiori centri italiani come attesta la tavola attribuita al fiorentino Neri di Bicci della Pinacoteca di Fabriano: appartenente ad una famiglia di artisti molto prolifici, Neri declina in modo molto efficace le novità introdotte a Firenze da Filippo Lippi e Beato Angelico, contribuendo con le sue numerose opere destinate soprattutto alle chiese del contado al successo di una formula che va incontro alle esigenze di una committenza modesta che si compiace della vivacità cromatica e della descrizione accattivante dei santi che popolano le sue opere.
Lorenzo d’Alessandro da san Severino aggiorna invece il suo eloquio fondato sulla pittura tardo gotica traendo vantaggio dal confronto con le opere del pittore umbro Niccolò Alunno e dei fratelli Crivelli: la tavola di Matelica sviluppa una iconografia rara che esalta la genealogia di Gesù nel segno di una grazia malinconica che caratterizza le opere del pittore marchigiano. Nel Cinquecento invece Roma diventa il centro di riferimento per gli artisti locali, come dimostra il caso di Cola dell’Amatrice che nel 1512 si trova nell’Urbe accanto a Raffaello impegnato nella esecuzione della Scuola di Atene e dunque nel dipingere il polittico di Funti risente delle novità romane immergendole in un’atmosfera di provincia.
IL SEICENTO
Nel corso del Seicento, gli artisti marchigiani guardano in direzione dei due principali centri artistici dello Stato Pontificio: Bologna e Roma. Giuseppe Puglia, come dimostrano le due tele esposte, si ispira ai modelli elaborati da Guido Reni, improntati ai principi del Classicismo, vivacizzandoli con soluzioni compositive più articolate e teatrali. Un equilibrato rapporto fra Classicismo e Barocco si manifesta nella tela dell’ascolano Ludovico Trasi, attivo per lunghi anni a Roma nella bottega di Andrea Sacchi e di Carlo Maratti, che attraverso le sue opere divulga i modelli maratteschi aggiornando il contesto locale. Un caso a parte è rappresentato dall’imponente tela di Cesare Dandini per la chiesa del Santissimo Sacramento di Ancona, rara testimonianza della pittura fiorentina del Seicento giunta nelle Marche grazie ai rapporti commerciali che legavano il porto dorico al Granducato.
 
 
LA MOLE VANVITELLIANA
Mole Vanvitelliana
Banchina Giovanni da Chio 28, 60121 – Ancona, Italia
 
Il segno di Luigi Vanvitelli nel porto di Ancona
Vero e proprio capolavoro di edilizia ed ingegneria sull’acqua, la Mole vanvitelliana, è un lazzaretto costruito da Luigi Vanvitelli tra il 1733 e 1743. Sorge su di un’isola artificiale pentagonale situata all’interno del porto; oggi è collegato alla terraferma da tre ponti, ed occupa una superficie di 20.000 Metri quadrati. È il punto di partenza del Grand Tour Vanvitelliano di Ancona (www.anconatourism.it).
 
Museo Statale Tattile Omero: È uno spazio unico e senza barriere in cui tutti possono conoscere l’arte attraverso il tatto, modello internazionale per la cultura dell’accessibilità e l’educazione estetica delle persone non vedenti e ipovedenti. Al suo interno sono fruibili oltre 200 opere tra copie in gesso e vetroresina di capolavori dell’archeologia classica e della storia dell’arte, modellini architettonici e sculture contemporanee originali. Fino al 18 Maggio è possibile visitare la mostra dedicata a Enzo Cucchi L’ombra vede (www.museomero.it).
 
Collezione Design: uno spazio all’interno della Mole Vanvitelliana, concepito in linea con la filosofia del Museo Omero, come luogo di esperienza multisensoriale, dove conoscere 32 icone del Design italiano che sono stati menzionati o hanno vinto il Compasso d'oro (www.museomero.it).
 
Visita ai camminamenti della Mole Vanvitelliana: un percorso alla scoperta della storia dell'ex-lazzaretto anconetano, con i suoi segreti, la sua importanza e i suoi cambiamenti nel tempo, arricchita dall'opportunità di salire sui camminamenti esterni della Mole per una prospettiva unica della città.
 
The Mole - Caffè letterario: il visitatore potrà concedersi anche il piacere di una pausa caffè, pranzo o aperitivo, lasciandosi avvolgere dalle avventure di un buon libro (themoleancona.it).
 
Orari e informazioni: La Mole è aperta dalle 8:00 alle 20:00 nel periodo invernale e dalle 8:00 alle 24:00 nel periodo estivo - Tel. 3314664772; 3336166898.

 

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