Cavoleto e il suo oratorio

Cavoleto anticamente era, ancora più di oggi, era una isolata sporgenza di tufo protesa a terrazzo sulla valle stretta e profonda che il torrente "Mutino" si era scavata scendendo impetuoso dalle pendici del Monte Carpegna, un luogo strategico, ottimo per un insediamento umano.

Ben presto compariranno i villaggi antichi, poi gli insediamenti e le tante case e rustici con cui i Romani popolarono questi colli, "in poco" la natura selvaggia è ridisegnata, ordinata, sfruttata, il territorio diviso in proprietà da difendere, le case diventano borghi, i borghi castelli. Nasce così la "Provincia dei Castelli" nome antico che definisce questo nostro territorio e che nella parte della "Massa Trabaria" soggetta alla sovranità Papale comprende, già nel 1200, il "Castrum" di Cavoleto.

Castello di confine tra Malatesta, Signori di Rimini, Montefeltro di Urbino e Papato, vive assieme alle vicine alture fortificate anni di feroci assalti e strenue difese a cui corrispondono però, gli sviluppi di quel Rinascimento fatto di informazioni, nuove regole, cultura, attività artistiche ed artigiane che esporranno anche questi territori sull'orizzonte più vasto del panorama storico di quegli anni. Ma sul finire del 500 questo mondo manda già segnali di crisi: le Signorie scompaiono lasciando nuovamente il potere ai lontani Papi di Roma, il clima, inoltre, verrà stravolto da quella che si ricorda come una "Piccola glaciazione". Il tutti segna il passo ad una pesante decadenza che si protrarrà per gran parte del secolo successivo. Il '700 si sveglia, invece, a Cavoleto, con l'affermarsi della famiglia Cosmi signori legati, questa volta alla ricchezza della terra, all'economia agricola del luogo. Peraltro, se pur ancora in anni di grande depressione possiamo leggere dalle parole di un'illustre viandante quanto Cavoleto conservi il suo maggior valore nella "bella esposizione" e nella ricca varietà e abbondanza dei frutti della sua terra tanto da far ritenere buona l'ipotesi che questo odierno, bizzarro, nome derivi da Collis Letus, colle allegro, lieto.

La Famiglia Cosmi costruirà a Cavoleto nel 1715 il bel palazzo che abbellisce la piazza bassa di ingresso al paese. Furono, quelli a seguire, anni di vita agreste quotidiana legati ai ritmi della terra, in un isolamento "arcadico" non privo delle durezze che la natura sovrana impose alle genti di questi luoghi. Gli echi delle rivoluzioni che cambiavano il mondo e univano gli stati arrivavano quassù come un racconto che poco aveva a che fare con le abitudini ed i bisogni quotidiani di sempre. La seconda grande vicenda bellica di questo secolo segnò duramente questi luoghi che si videro attraversati da quella linea di difesa nazista passata alla storia come "Linea Gotica" che non risparmiò dolori e distruzioni a quanti vi si trovarono coinvolti.

Il sopraggiungere nei centri costieri della "Civiltà del benessere" diede inizio a quello spopolamento dell'intero mondo rurale a cui nemmeno Cavoleto riuscì a sottrarsi. Da pochi anni, per uno strano fenomeno da analizzare ancora a fondo, qualcuno è tornato per riappropriarsi di questi spazi lasciati all'abbandono e al degrado. Nonostante la "Modernità" qualche nostro "bisogno" essenziale è rimasto tra queste pietre su questi colli. Abbiamo pagato un prezzo alto per avere così a portata di mano le tecnologie e le conoscenze di cui andiamo fieri ma appena possibile abbiamo chiesto ad esse di farci tornare quassù.

fonte: www.comune.piandimeleto.pu.it

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  • citta: PIANDIMELETO
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