Museo della miniera di zolfo

E' stata la domanda di un ragazzo che si chiedeva perché nessuno avesse fatto nulla per far restare vivo il ricordo del periodo di attività della Miniera di Zolfo di Cabernardi a gettare il primo seme per la realizzazione del Museo della Miniera. Con il ripristino, nel 1983, della festa di Santa Barbara (protettrice di minatori), iniziò la raccolta di immagini e di oggetti legati alla struttura che, scoperta nel 1886 e ubicata nel tratto compreso tra Cabernardi, Vallotica e Cantarino, fu il centro minerario più grande d'Europa, con una produzione massima di 60mila tonnellate di materiale fuso.

La punta massima di personale occupato raggiunse le 2.850 unità. Il bacino minerario aveva un'estensione di circa 8 km di lunghezza, 1.500 m di larghezza e 800 m di profondità, con 21 gallerie e due pozzi di estrazione profondi 460 m. L'ultimo livello della miniera arrivava a una profondità di 800 m, di cui 515 m erano sotto il livello del mare. Il complesso industriale venne smantellato del tutto nel 1959, anno ufficiale di chiusura della Miniera.

Non potendo disporre di dati omogenei per tutto il periodo di attività della miniera, non è possibile calcolare lo sviluppo complessivo di gallerie, discenderie, rimonte, ecc. Estrapolando i dati a disposizione, tuttavia, ci si può rendere conto della sua struttura complessiva, composta da “calcheroni” (grossi forni circolari e profondi in cui lo zolfo estratto dal sottosuolo si accumulava per poi venire bruciato), il “pozzo Donegani” (che consentiva agli operai di scendere in miniera fino al 13° livello – ogni livello era circa di 30 metri – per mezzo di gabbie e ascensori, manovrati da personale specializzato), i “forni Gill” (utilizzati per la combustione dello zolfo estratto, simili ai calcaroni, ma costituiti da gruppi di quattro o sei celle in muratura comunicanti e permettevano di recuperare meglio il calore prodotto dalla combustione). Inoltre erano presenti i condotti per l'evacuazione dei fumi. Grazie all’impegno di Giuseppe Paroli e Don Dario Marcucci, figli di minatori, venne inizialmente allestita una mostra fotografica. Nel 1999 il Museo della Miniera di Zolfo fu ufficialmente istituito presso l'ex scuola media di Cabernardi. La sede espositiva è disposta su quattro ampie sale al primo piano dell'ex edificio scolastico. Settant'anni di attività industriale sono raccontati attraverso le numerose testimonianze della vita di miniera che il museo ospita.

Attrezzi da lavoro, materiali per l'estrazione del minerale, maschere anti-gas, caschi da minatore, martelli pneumatici, lampade, planimetrie e il plastico della miniera con i due principali pozzi illustrano l'attività dei minatori e la durezza del lavoro. In esposizione anche la materia prima della miniera: lo zolfo, presentato in pezzi di materiale grezzo e allo stato puro dopo il processo di lavorazione, e altri minerali del sottosuolo, allo stato puro o con esso combinati. Suggestiva anche la sala che ospita il materiale fotografico (oltre duecento pezzi) e i ritagli di giornali d'epoca: una rivisitazione di oltre mezzo secolo di storia che testimonia non solo la vita di miniera, le attività ad essa connesse e i drammatici momenti che ne precedettero la chiusura, ma anche momenti ricreativi e di festa dei minatori e delle loro famiglie. Ad arricchire il museo, a luglio è stato inaugurato il Parco Museo Minerario delle miniere di zolfo delle Marche, all'interno del quale è possibile rivivere il percorso dell’estrazione dello zolfo.


Museo della Miniera di Zolfo

Sassoferrato (AN), Località Cabernardi, via Contrada Nuova Comune di Sassoferrato

Ufficio Turistico, tel. 0732.956231 Segreteria, tel. 0732.956205 - 0732.956218 Associazione "La Miniera", tel. 0732.975241 - 073.2975013

Aperture estive: fino al 15 settembre tutte le domeniche dalle 17 alle 20 Per visite in altri giorni e periodi: www.minieracabernardi.it


Informazioni aggiuntive

  • citta: SASSOFERRATO
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