Il Cardinale della Conciliazione

Ussita 1852 - Roma 1934

Potente segretario di stato di due pontefici, addirittura nella ristretta lista dei candidati al papato, il cardinale Pietro Gasparri raggiunse l’apice della notorietà l’11 febbraio 1929, quandò firmò con Benito Mussolini i Patti Lateranensi, l’accordo che finalmente chiuse la diatriba dei rapporti fra lo Stato italiano e la Santa Sede.

Nacque da umilissima famiglia nel “mucchio di case”, come egli stesso lo definiva, di Campovallazza di Ussita, fra i Sibillini, il 5 maggio 1852, esattamente 150 anni fa. Studiò nel Seminario di Nepi e prese gli ordini a 23 anni.

Laureato in teologia, filosofia, diritto canonico, specializzò i suoi studi soprattutto verso quest’ultima disciplina, insegnante per alcuni anni al Collegio di propaganda Fide a Roma.

Nel 1880 fu inviato a Parigi, sempre come insegnante, all’Istituto Cattolico.

Fu nella sua permanenza parigina che curò la prima stesura dei “Trattati canonici”, lavoro che mise in risalto le sue eccellenti dosi di giurista e di esperto del diritto canonico, qualità che non passarono inosservate in Vaticano tanto da vedersi assegnare più tardi l’oneroso compito della revisione dei codici.

Nel 1898 fu chiamato all’importante incarico di Delegato apostolico in alcuni paesi del sudamerica (Bolivia, Perù, Ecuador), incarico che disbrigò per un breve periodo in quanto si vide assegnare la segreteria della Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari.

Era il 1901 ed a Roma potè finalmente riprendere i suoi studi di diritto, tanto che il nuovo papa Pio X (che nel 1907 lo creeerà cardinale) gli assegnò il gravoso compito di rivedere e codificare il diritto canonico, lavoro che lo tenne impegnato per oltre dieci anni, fino al 1917, quando Benedetto XV ne promulgò solennemente la definitiva stesura.

In precedenza (1914) il papa lo aveva voluto al suo fianco come Segretario di Stato, incarico che Pietro Gasparri, politico attento e grande mediatore, si vide confermare anche dal successore di Benedetto XV, Pio XI.

Papa Ratti aveva nel frattempo riattivato i contatti con lo Stato italiano, trovando la massima disponibilità di Mussolini, che intendeva rafforzare i rapporti con la Chiesa. L’intenso ma delicato lavoro di riavvicinamento ebbe concreta conclusione con la firma dei Patti Lateranensi l’11 febbraio del 1929. Raccontano che, in quella circostanza, il Duce (che successivamente lo creò Accademico d’Italia) gli chiedesse cosa potesse fare per lui, e Gasparri rispose “Vorrei che Ussita, il mio mucchio di case, rimanesse come comune indipendente”. Così fu.

Del resto “don Pietro” rimase tutta la vita legato al suo paese ed ai suoi monti, dove tornava spesso per brevi periodi di riposo, e per interminabili partite di tressette con il suo segretario, quell’Eugenio Pacelli che gli sarebbe succeduto nella Segreteria di stato e che sarebbe salito al soglio pontificio con il nome di Pio XII.

Lasciata per motivi di età la Segreteria di Stato nel 1930, il cardinale Pietro Gasparri morì a Roma nel 1934, poco tempo dopo il suo ultimo viaggio dalle sue parti. Come suo desiderio fu seppellito nel piccolo cimitero del suo paese.

Giovanni Martinelli

Informazioni aggiuntive

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