Il 2 agosto c.m. si compiono 2219 anni dalla Battaglia di Canne avvenuta nel 216 a.C.
Da secoli ne parlano la storia e gli storici (Polibio III,113.117 - Tito Livio XXII - Plutarco Silio Tappiano) sono ancor oggi letti e consultati.
Anche se tale battaglia è avvenuta fuori del territorio piceno, tuttavia ha per protagonisti molti piceni. Lo vediamo tra poco anche perché vogliamo subito sottolineare che nelle guerre puniche i Piceni sempre sono stati vicini ed alleati dei Romani. Combatterono a fianco di questi nella battaglia di Milazzo quando Caio Duilio sconfisse i Cartaginesi (250 a.C.) fornendo navi e marinai. I Piceni fornirono truppe a Sempronio nella battaglia alla Trebbia (218) quando una coorte di Camerinesi si fece massacrare anziché arrendersi. Ce lo narra Silio Italico (IV 205 – 230).
Dopo la battaglia del Trasimeno, (ad Trasumenum lacum, 217 a.C.) Annibale con le sue truppe attraversa l’Umbria, il Piceno e, per la prima volta, dopo il suo ingresso in Italia, rivede il mare. Si accampa nei pressi, scegliendo la costa picena. Vi era giunto dopo un viaggio di dieci giorni. Si era impossessato di un bottino così ingente che i suoi uomini non riuscivano a portarlo né a trainarlo. Accampatosi lungo la costa adriatica (presumibilmente tra i fiumi Potenza e Chienti) fece riposare il suo esercito nella nostra regione ricca di ogni ben di Dio, lavando le zampe dei cavalli con vino vecchio per guarirli dalla scabbia. Da qui spedì messaggeri a Cartagine per informare i suoi connazionali della vittoria al Trasimeno. Secondo Nereo Alfieri (Insediamenti litoranei tra Po e il Tronto, Pescara, 1970) messi per Cartagine partirono di sicuro da un porto piceno: forse dallo scalo di Fermo (odierna Porto San Giorgio) o da Cupra Marittima .
Ma torniamo alla battaglia di Canne. Essa è come detto nota e del pari è nota la conseguente sconfitta dei Romani che ebbero venti o venticinque mila morti tra cui Paolo Emilio ed oltre dieci mila prigionieri. Annibale aveva vinto!
In tale sfortunata battaglia erano presenti combattenti piceni di Numana, di Ancona, di Cupra Marittima, delle zone del Tronto, di Atri (allora facente parte del Piceno) e di Ascoli. Evento questo ai più sconosciuto e del quale è “reporter” Silio Italico, letterato romano autore delle opere Puniche.
Qui si riconoscono i coltivatori di campi della sassona Numana
e quelli i cui altari fumano nel litorale di Cupra
e quelli che difendono le torri sul fiume Tronto.
Lungi, sotto il sole cocente, le schiene di scudo armate
saettano luce e sangue al sollevar del polverone.
Sta in armi Ancona, non men pregevole di Sidone
nel tinger di porpora, né minor della Libia nel filare.
Sta in armi anche Adria, bagnata dal Vomano,
e lo spietato portabandiera Ascoli.
Canne 216 a.C. - Canne 2003 d.C.! Sono passati secoli e millenni ma la storia magistra vitae canta ancora il valore dei Piceni, di Ancona, di Numana, di Cupra, del Tronto, di Atri, di Ascoli. La loro gloria è grande e perenne.
“ Prima divelte in mar precipitando
spente nell’inno stridean le stelle
che la memoria e il vostro
amor trascorra o scemi.” (G. Leopardi)
Gabriele Nepi